Da Abbazia del Goleto
Sant’Angelo dei Lombardi
a Santuario di S. Gerardo
Caposele – Materdomini
Dal piazzale lastricato in pietra della celebrata cittadella monastica “guglielmina” del Goleto, nel Comune di Sant’Angelo dei Lombardi, in direzione nord-est per circa 500 metri, un cartello della segnaletica del Cammino indica la direzione destra. Si tratta di una stradina interpoderale pianeggiante detta di Campiluongo che conduce al confine con il comune di Lioni.
Dopo aver attraversato la strada provinciale si scende ai margini di un campo coltivato per raggiungere e attraversare l’area commerciale della Conad. Superato un esteso edificio in mattoni pieni, quello che rimane di una fornace di produzione di laterizi risalente agli anni 60, si svolta a destra raggiungendo dopo 50 metri ca. quello che rimane della stazione ferroviaria di Sant’Angelo dei Lombardi, sulla linea Avellino-Rocchetta Sant’Antonio. Si tratta di una linea che negli ultimi anni viene attivata dalla regione Campania per treni turistici, di solito nei fine settimana coincidenti con eventi popolari e culturali.
Da qui ci si immette nell’area artigianale del Comune di Lioni, percorrendo un lungo tratto rettilineo fino al termine della strada asfaltata, per passare poi in un sentiero sterrato che conduce dopo alcune centinaia di metri in prossimità del fiume Ofanto, al di sotto del viadotto che collega Lioni alla strada statale Ofantina. Proseguendo per un’ulteriore stradina sterrata ai margini di alcuni campi agricoli, si raggiunge la frazione di Sant’Antonio nel Comune di Lioni.
Riprendendo a camminare ai margini dei binari della linea ferroviaria per circa 150 m. , si arriva alla stazione ferroviaria di Lioni, l’unica della predetta ferrovia ad essere ubicata in un centro urbano, le altre stazioni sono a valle dei paesi arroccati sulle alture irpine. Dalla stazione è facile visitare il centro abitato di Lioni, uno dei paesi completamente distrutti dal terremoto che colpì l’Irpinia e la Basilicata nel 1980. Avendo un’ora a disposizione, dopo una sosta al caffè Roma, consigliamo di visitare la bella Chiesa Madre, dedicata all’Assunta e da qui passeggiare lungo l’ampio viale di San Rocco per rientrare poi alla stazione scendendo attraverso la piazza col nuovo Municipio.
Dalla stazione di Lioni attraverso un breve sottopassaggio si arriva al ponte di epoca romana che scavalca l’Ofanto in prossimità di una cappellina votiva. Qui è stata allestita un’area attrezzata con tavoli e panche oltre a un punto di ricarica per le bici elettriche.
Continuando in direzione est si raggiunge dopo circa 1 km la bella Badia di Santa Maria del Piano che consigliamo di visitare previa richiesta da inoltrare a D. Tarcisio Gambalonga della Diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi.
Dopo la sosta, all’ombra di un’antica quercia disposta sul lato sinistro della Badia, si riprende il cammino seguendo la segnaletica fino a raggiungere un bivio con la strada provinciale che collega Lioni con il lago Laceno. Attraversato il bivio, inizia una stradina che rimanda alla storica tradizione del pellegrinaggio che si compiva e si compie tutt’ora dai paesi dell’Alta Irpinia verso San Gerardo, almeno una volta all’anno, spesso nella festività della natività di Maria, l’8 di settembre.
La stradina è detta delle ‘scalelle’ per i numerosi e ripidi tornanti. Inizia qui il tratto paesaggisticamente e naturalisticamente più interessante della tappa 6 del Cammino. Si sale attraverso querceti e generosi alberi da frutto – squisiti i fichi nella stagione di maturazione, un conforto prezioso per i camminatori – di tanto in tanto si intravedono piccoli fabbricati diruti e masserie tuttora abitate tra orti e campi coltivati. Al termine della salita, dopo circa 3 km., inizia un pianoro che conduce verso la chiesetta rupestre di San Vito. Lo sguardo spazia sia verso est, dov’è l’alta valle dell’Ofanto, che verso ovest, sopra l’alta valle del Sele fino a scoprire il profilo dei Monti Alburni sullo sfondo.
Questo tratto costituisce uno spartiacque tra il Tirreno e l’Adriatico. Si inizia a intravedere la chiesetta di San Vito e poi in lontananza il santuario di San Gerardo, meta del nostro cammino. Una deviazione sulla destra (indicata con tabella stradale), dopo circa 200 m. in discesa, ci porta alla chiesetta di San Vito posta su uno sperone di roccia, meta di numerosi free-climber nel fine settimana. La chiesetta in genere è chiusa e non visitabile; le chiavi si possono chiedere -per tempo- ai padri Redentoristi di Materdomini.
L’area adiacente la chiesetta è attrezzata con tavoli e panche in legno, raffrescata da belle alberature e presenta una fresca fontana di acqua sorgiva: l’ideale per una sosta. Il cammino riprende attraverso un sentiero che porta in breve tempo sulla stradina provinciale per Materdomini. Al bivio verso valle troveremo un’altra fontana di acqua corrente. Siamo quindi giunti allo svincolo stradale che collega Materdomini con la strada di fondovalle Sele. Dall’Abbazia del Goleto abbiamo compiuto circa 17 km. senza difficoltà.
Prendendo la stradina in salita, sulla sinistra, arriveremo nella parte abitata della frazione di Caposele, detta di Materdomini. Qui prevale l’architettura del nuovo santuario realizzato in stile moderno negli anni ’70; la visita all’interno permette di collegarsi con l’antica basilica posta alle spalle, non visibile dal piazzale (rovinata col terremoto del 1980 e ricostruita) e con il convento dove morì San Gerardo Maiella nel 1755.
Si consiglia di visitare il Museo Gerardino, con bei dipinti dedicati ai miracoli compiuti dal Santo e la cella abitata dallo stesso. Materdomini è un centro turistico, meta di visite e pellegrinaggi durante tutto l’anno, in particolare nelle prime due domeniche di settembre e nella festività di San Gerardo a metà ottobre. E’ possibile pernottare nei vari alberghi e pranzare con ottima offerta enogastronomica nei numerosi ristoranti, sul sito web del Cammino sono riportati gli esercizi convenzionati con lo sconto dedicato a chi esibisce la Credenziale.
Sostando a Materdomini, nel primo pomeriggio è possibile andare a visitare (a piedi 2 km. in discesa) le sorgenti del Sele, un’opera di straordinaria ingegneria idraulica di fine ‘800 che per caduta naturale porta le acque delle sorgive irpine fino a Santa Maria di Leuca in Puglia, a 400 km. di distanza.
L’acquedotto pugliese è visitabile consultando il sito web della Pro Loco di Caposele.
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