Domenica 23 febbraio 2025: Tappa ’10’, da Pierno ai Laghi di Monticchio (26 km) _Collaudo e Diario
Domenica 23 febbraio 2025 si è compiuto il primo cammino su questa tratta. Le note descrittive sono di seguito riportate. Si tratta del ‘collaudo’ di questo tracciato, finora solo cartografico.
Tappa 10, dalla Badia di Santa Maria di Pierno all’abbazia di San Michele ai laghi di Monticchio.
Il percorso scende da Pierno fino alla Fiumara di Atella, attraversa il magnifico viadotto dell’Acquedotto Pugliese, passa per il bel centro abitato di Atella e sale fino al ‘Valico 113’ per poi ridiscendere nella caldera dei laghi di Monticchio.
Dai quasi 1.000 m. di altitudine di Pierno si scende per 5 km. seguendo la strada provinciale ‘Bosco della Pietra’, poco e nulla trafficata; ci si innesta quindi, per meno di 3 km, sulla SP.exSS381; si prende quindi a sinistra in direzione N per contrada Berardi; un sottopasso ci consente di evitare la SP.219 e di ritrovare -dopo circa 3 km.- la strada provinciale Atella-Montesirico; seguendo quest’ultima in direzione O, giungeremo all’inizio del Ponte dell’Acquedotto Pugliese sulla Fiumara di Atella, a 450 m. sl.m. . Si tratta di un’opera di ingegneria d’avanguardia per la fine dell’Ottocento; camminando sul ponte seguiremo per un breve tratto l’acquedotto più importante d’Europa che per caduta naturale porta le acque per 500 km. dalle sorgenti di Caposele (Irpinia) fino a Santa Maria di Leuca (Salento), estremo lembo orientale d’Italia della Puglia; il ponte, con slanciate arcate in muratura di pietra locale, nella sua imponenza dimostra la capacità di ingegneria dell’epoca.
Il centro storico del borgo di Atella (circa 3.000 abitanti) ci attende a meno di 1,5 km. Bisogna fare attenzione ai vari incroci con le strade asfaltate. Da non perdere il Duomo di impronta romanica, la bella piazza del Municipio e i resti della Torre angioina; considerato che si arriva qui intorno a fine mattinata, per una pausa segnaliamo lo storico panificio ‘Telesca’, a breve distanza dal Municipio.
Riprendiamo il cammino in direzione O, lungo la stradina per contrada Portiello; (l’alternativa è seguire la SP.91 però asfaltata e trafficata nei fine settimana). Ci attendono circa 6 km. in costante salita; ci guiderà a N il profilo del Monte Vulture; ci innesteremo, in alto, sulla SP.91 e seguendola per circa 3,4 km. raggiungeremo quota 845 m. che è il punto di valico all’innesto con la SP.167 che proviene da Rionero in Vulture. Questo punto assume il nome di ‘Valico 113’ (dal numero del serbatoio idrico). Seguiamo (in leggera discesa) la SP.167 per 1,4 km.; sulla destra troveremo un sentiero segnalato che si inoltra -per circa 2 km.- nei fianchi del Vulture e che scende verso i laghi di Monticchio; vedremo i 2 laghi man mano sulla nostra sinistra. Attenzione, a volte ci possono essere alberi caduti di traverso sul sentiero.
Nel box di approfondimento, curato dal Prof. Renato Spicciarelli, potrete approfondire il particolare fenomeno dell’ “inversione delle fasce fitoclimatiche” qui osservabile.
Ci troveremo quindi, finalmente, all’ingresso del complesso monumentale dell’abbazia di San Michele dove, oltre la grotta dedicata all’Arcangelo Michele potrete visitare il Museo di storia naturale del Vulture; potrete conoscere qui la particolare storia della farfalla Bramea.
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Annotazioni durante il Cammino della Tappa 10 del 23 febbraio 2025, a cura del Prof. Renato Spicciarelli, docente universitario e curatore del Museo di Storia Naturale del Vulture.
Da un punto di vista botanico quando ci si avvicina al Vulture, a quota 750 m s.l.m., ci viene incontro una vegetazione a prevalenza di querce. Arrivati al ‘valico 113’, a 875 m sul livello del mare, si comincia a scendere nella caldera del vulcano, verso i laghi di Monticchio.
Una particolarità di questo posto, dal punto di vista vegetazionale, è il fenomeno denominato “inversione delle fasce fitoclimatiche”: piante che normalmente dovrebbero trovarsi a determinate altitudini, le troviamo invece fuori posto. Ad esempio: l’abete bianco lo troviamo a quote basse, a livello del Lago Piccolo, mentre l’avremmo dovuto trovare a quote elevate; il faggio dovrebbe trovarsi sopra la querceta; invece, lo troviamo anche più in basso della querceta. Ciò che si può agevolmente osservare è un rimescolamento degli alberi che sembra non tener conto dell’ordine o della successione che si considera normale e perciò comune su altre montagne.
La ricchezza della natura è certamente attribuibile alla concorrenza di molteplici fattori: l’abbondanza di nutrienti per le piante; la continua disponibilità di una gran massa d’acqua anche mitigatrice di sbalzi termici; l’alto crinale in grado di opporsi ai venti forti e allo stesso tempo di ridurre il rimescolamento dell’aria che, ingenerando uno strato più freddo a bassa quota, comporta una inversione del gradiente termico. Un aspetto quest’ultimo che influisce anche sulla mescolanza e distribuzione delle specie vegetali determinando il già citato fenomeno dell’inversione delle fasce fitoclimatiche rispetto alla successione altitudinale considerata tipica, specialmente per “quercia” e “faggio”.
Gli habitat e le specie della cavea si giovano pure dei tanti acquiferi presenti: copiose sorgenti alimentano entrambi i laghi; un canale versa le acque dal più Piccolo al più Grande dei bacini; l’emissario di quest’ultimo, dapprima esegue una serie di salti spettacolari poi, in prossimità del ponte Pietra dell’Oglio, defluisce nel grande Ofanto.
Il Vulture è uno dei posti in cui si registrano tra le più grandi emissioni di anidride carbonica al mondo, insieme alla Valle d’Ansanto nei pressi di Rocca San Felice, in provincia di Avellino.
Per il Vulture, si parla di anidride carbonica di origine mantellica; probabilmente determinata da strati carbonatici che si immettono nel magma fuso presente ad alcuni chilometri di profondità. L’anidride carbonica così prodotta risale uscendo dal suolo o sciogliendosi nelle acque sotterranee (bacino idrominerario del Vulture) arricchendo così di gas le note acque minerali del Vulture.
Il Lago Grande di Monticchio è un bacino attenzionato dalla scienza a livello internazionale.
I suoi sedimenti sono utilizzati per descrivere dettagliatamente la storia climatica dell’Europa negli ultimi 100.000 anni.
L’università di Potsdam, Berlino, l’università La Sapienza, Roma, il CNR di Verbania Pallanza e la nostra università della Basilicata, periodicamente effettuano carotaggi sui sedimenti per studiarne la stratificazione. Sia chiaro, si fa per anche per altri laghi; tuttavia, nel lago vulturino questi strati costituiscono un archivio particolarmente ordinato.
Lo studio di ciascuno strato consente di comprendere le condizioni climatiche che si sono verificate in quel particolare anno in cui si è depositato. Orientativamente ogni anno è rappresentato da uno strato di sedimento spesso un millimetro. Perciò, una carota di 2 m corrisponde mediamente ad una storia climatica di 2000 anni.
Utilizzando la tecnica del DNA ambientale antico, una tecnica che si basa sul barcoding, si può, partendo da pochi frammenti di DNA, identificare il DNA dell’organismo a cui apparteneva. Perciò possiamo conoscere quali erano gli organismi (specie di fauna e flora) viventi 50.000 anni fa o 80.000 anni fa e di conseguenza comprenderne il clima.
Nella prospettiva di forti cambiamenti climatici, l’interesse per Monticchio sta crescendo.
Nei sedimenti si trovano i pollini fossili, gli scheletri silicei del plancton e le tefre.
Tutti elementi molto resistenti nel tempo.
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Diario del percorso fatto in data 23 febbraio 2025
A.V.
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Ai Laghi di Monticchio, arrivo della Tappa ’10’, con la grandiosa Abbazia di San Michele Arcangelo, il Cammino si intreccia col filo micaelico iniziato a Tufo (AV) e che ritroveremo ancora più avanti, a Minervino Murge (BAT).
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RIFERIMENTI UTILI a MONTICCHIO (Atella / Rionero, Pz) _
Dove dormire, dove pranzare (un primo indirizzo):
BORGO VILLA MARIA – SP167 – 85028 MONTICCHIO LAGHI – 0972.731302 – 347.3403205 – info@borgovillamaria.com
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Il timbro sulla credenziale sarà rilasciato all’entrata del Convento di San Michele Arcangelo di Monticchio (Lago Piccolo).
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Consulta la scheda tecnica della tappa: mappe, altimetrie, tracce GPX.
Tappa ’10’ x dettagli clicca QUI
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Punto di partenza da Pierno, davanti Badia di Santa Maria di Pierno _Gmap clicca QUI
Punto di arrivo è la grandiosa Abbazia di San Michele, che affaccia sul Lago Piccolo di Monticchio nel territorio del Comune di Atella (Pz) _Gmap clicca QUI
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ABBAZIA DI SAN MICHELE AI LAGHI DI MONTICCHIO
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DESCRIZIONE DEL TRACCIATO DELLA TAPPA ’10’
Da Santa Maria di Pierno ai Laghi di Monticchio
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BREVI INFO SUI LUOGHI ATTRAVERSATI
Ponte dell’Acquedotto Pugliese
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Atella
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Laghi di Monticchio
-Notizie geografiche e storiche
Immersi nel verde dell’area naturale protetta sono i Laghi di Monticchio, a 658 metri di altitudine, in una frazione del comune di Atella (Pz), ai piedi del Monte Vulture, in Basilicata. Occupano le bocche crateriche dell’antico vulcano del Vultire. Il Lago Piccolo è un lago “meromittico”: l’immissione in profondità di acque sorgive, calde e ricche di sali minerali, fa sì che, a causa dell’elevata densità, le acque di fondo, malgrado la loro temperatura elevata, non si mescolino con quelle superficiali. Il Lago Grande presenta un emissario che confluisce nel fiume Ofanto; è caratterizzato da una depressione a forma di imbuto a pareti molto ripide, che si apre nella metà settentrionale, mentre in quella meridionale presenta un basso fondale che degrada dolcemente verso la depressione. Oltre i 10 metri di profondità la sua temperatura rimane pressoché costante sotto gli 8°C.
-Cosa vedere / da non perdere
Lungo le sponde del lago piccolo sorge la splendida Abbazia benedettina di San Michele. Costruita sui fianchi dell’antico cratere, l’abbazia, insieme ai resti del complesso di Sant’Ippolito, è la testimonianza tangibile della presenza di ordini monastici nel territorio del Vulture, né sfuggono agli occhi più attenti gli affreschi risalenti alla metà dell’XI secolo.
Da non perdere è la bella ampia Grotta di San Michele: era il luogo dove si riunivano in preghiera i monaci basiliani che anticamente abitavano la zona. Intorno alla grotta nell’VIII secolo venne edificata l’Abbazia di San Michele Arcangelo che passò ai frati benedettini (vi rimasero fino al 1456), ai cappuccini (che fondarono una biblioteca e un lanificio) e, nel 1782 all’ordine militare costantiniano, rimasto proprietario fino al 1866. L’intero complesso è costituito da un imponente convento a più piani, una chiesa settecentesca e la cappella di San Michele Arcangelo. La stessa struttura dell’edificio di culto ha subito nel tempo varie modifiche. I recenti restauri del complesso hanno ulteriormente modificato il santuario e l’area adiacente. Nella chiesa sono state rimosse tutte le decorazioni barocche; è stata riportata alla luce la gradinata di collegamento tra la chiesa e l’edicola dell’Arcangelo mentre, dopo la demolizione della volta è stata costruita una copertura a capriate in cemento armato.
-Paesaggio
L’Abbazia di San Michele è anche sede del Museo di storia naturale del Vulture; qui, dall’alto potremo ammirare il bel paesaggio costituito dai due laghi di origine vulcanica racchiusi nella conca; da non perdere, proprio in relazione al paesaggio, è la sala di entomologia dedicata alla famosa e rara farfalla ‘Bramea di Hartig’, un raro esempio di fossile che tuttora sopravvive solo in questo remoto habitat.
-Relazione con il Santo Guglielmo e i suoi miracoli
Nei pressi di Monticchio, sul Monte Serico, nel comune di Atella (luogo di passaggio del Cammino), come riportato nella ‘Legenda’, vi è narrato l’episodio miracoloso ‘Al monte Serico Guglielmo guarisce un vecchio cieco’.
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(testi a cura di AV)