IL SIGNIFICATO
Il Cammino di Guglielmo è figura di ogni cammino umano, spirituale e religioso.
La sequela del cammino guglielmino segue la logica della santità, della “Sequela Christi”. Non a caso la partenza dal santuario mariano di Montevergine per giungere alla Basilica del Santo Sepolcro di Barletta, per il suo valore e significato cristologico. I pellegrini partivano di lì per andare in terra Santa. I valori camminano con gli uomini in ogni spazio e tempo.
Mettersi in cammino allora significa abbandonare la chiusura che porta alla noia per andare al cambiamento, approdando all’apertura fatta di entusiasmo. Come il santo cerca la terra del cammino, il fuoco che lo illumina, l’acqua che purifica e il respiro della vita spirituale, così il Cammino di Guglielmo apre alla riscoperta della terra nei suoi percorsi, alla bellezza quasi incontaminata della via Ofantina, alla purezza dell’aria ed al fuoco interiore della motivazione che spinge a mettersi in viaggio e, dopo ogni sosta, a riprendere il cammino.
La riunione del 15 a Mercogliano diviene pertanto l’occasione per la creazione di un comitato operativo per porre in essere il Cammino in tutte le sue esplicazioni.
L’appuntamento è per tutti coloro che hanno già aderito al protocollo di intesa del Cammino ed è un momento di ulteriore conoscenza per coloro di buona volontà che desiderano partecipare come protagonisti o spettatori a questo evento. L’evento assume una rilevanza notevole per le opportunità che si andranno a rivelare e il coinvolgimento potenziale di migliaia di pellegrini coinvolti nel turismo religioso e delle radici.
(D. Salvatore Sciannamea)
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I LUOGHI
Guglielmo ha camminato giovanissimo (non ancora santo) lungo le vie dei pellegrinaggi europei, la Giacobea, la Francigena e poi l’Appia; ecco perché il “Cammino di Guglielmo” e non di San Guglielmo…
Il Cammino attraversa 3 regioni (Campania, Basilicata e Puglia) in 15 tappe per complessivi 300 km.; coinvolge oltre 30 comuni e 4 parchi: il Parco regionale del Partenio e il Parco regionale dei Monti Picentini, in Irpinia; il Parco del Vulture, in Basilicata, e il Parco naturale regionale del fiume Ofanto, in Puglia.
Si snoda lungo i luoghi legati a Guglielmo, in primis le abbazie fondate (e costruite con le proprie mani) in Irpinia: l’Abbazia di Montevergine e l’Abbazia del Goleto; quindi, i siti religiosi legati alle fondazioni guglielmine: l’Eremo di S. Maria della Valle (detto anche di S. Guglielmo) a Chiusano di San Domenico (Av), la Badia di S. Maria di Pierno presso San Fele (Pz) e il monastero di S. Bartolomeo a Melfi (Pz).
Inoltre, tocca alcuni luoghi significativi legati all’eremitaggio e ai miracoli di Guglielmo: la grotta dell’apparizione sul lago Laceno, il monte Serico sopra la fiumara di Atella, il monte Crugname e la chiesa rupestre di Santa Margherita a Melfi dov’è l’unico affresco coevo che rappresenta Guglielmo; infine, a Venosa, si riscoprono le tracce del monastero fondato dalla beata Agnese a seguito della conversione miracolosa da parte di Guglielmo.
Non mancano alcune soste nei santuari della fede popolare tra Irpinia, Basilicata e Puglia: dal santuario di S. Silvestro alle falde del monte Partenio, alla basilica paleocristiana della SS. Annunziata presso Prata Principato Ultra, fino al santuario di Materdomini (Caposele), legato alla figura di S. Gerardo Maiella, nativo di Muro Lucano.
In Basilicata, prima di arrivare a Pierno, si sosta al santuario della Beata Vergine Maria di Montemauro (presso Pescopagano); dopo Pierno, si arriva alla badia (con la suggestiva grotta) di San Michele Arcangelo sui laghi di Monticchio mentre in Puglia sono previste soste alla Grotta di San Michele Arcangelo, a Minervino Murge e alla Basilica di San Sabino, a Venosa.
L’arrivo, dopo circa 300 km., è alla Basilica del Santo Sepolcro di Barletta, porto di imbarco per la Terra Santa, meta agognata dal giovane Guglielmo.
(Angelo Verderosa)
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IL TRACCIATO E LE TAPPE
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300 km., 3 regioni, 30 comuni attraversati in 15 tappe: dalle montagne d’Irpinia fino alla Basilica del Santo Sepolcro di Barletta, luogo di imbarco per la Terra Santa; ecco i comuni attraversati e le tappe previste:
- Ospedaletto, Summonte, S. Angelo a Scala, Grottolella, Capriglia, Prata Pr. Ultra (tappa 1)
- Pratola Serra, Montefalcione, Chiusano di San Domenico (tappa 2)
- Montemarano, Cassano Irpino, Montella (tappa 3)
- Bagnoli Irpino, Lago Laceno (tappa 4)
- Nusco, S. Angelo dei Lombardi (tappa 5)
- Lioni, Caposele, Materdomini (Tappa 6)
- Castelnuovo di Conza, S. Andrea di Conza (Tappa 7)
- Pescopagano, Rapone (tappa 8)
- S. Fele, Santa Maria di Pierno (tappa 9)
- Atella, Laghi di Monticchio (tappa 10)
- Melfi (Tappa 11)
- Venosa (tappa 12)
- Montemilone, Minervino Murge (tappa 13)
- Canosa (tappa 14)
- Canne della battaglia, Barletta (tappa 15 di arrivo).
Sono tutti luoghi in gran parte legati a San Guglielmo e alle dipendenze delle due abbazie.
Dall’arrivo a Barletta si potrà rientrare con bus o treno raggiungendo Mercogliano o Ospedaletto, luoghi di pernottamento prima della partenza.
(Angelo Verderosa)
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LA LENTEZZA e il SILENZIO
Camminiamo per accarezzare i passi di Guglielmo in attesa dello stupore, dell’imprevisto. Camminiamo con lentezza per respirare la meraviglia del mondo, per guardare il sacro delle piccole cose: il vento che muove le foglie, le gocce di una fontana, un filo d’erba e il silenzio che c’è in ogni respiro. Da oltre 12 anni ci siamo messi sulle tracce di Guglielmo per parlargli, per ascoltarlo, per incontrare altre creature e condividerne il passo.
(Dario Bavaro)
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IL LOGO
Il logo del Cammino di Guglielmo, nella sua stilizzazione richiama il nodo di Salomone, il cui significato esprime la relazione tra cielo e terra.
Possiede un profondo significato spirituale, simbolo di alleanza che unisce l’elemento trascendentale del cielo con l’immanenza terrestre.
Il logo a forma di croce greca richiama nella sua simbologia i quattro elementi (terra, aria, acqua e fuoco) che è esperienza antropologica di ogni cammino, le quattro virtù cardinali (prudenza, fortezza, giustizia e temperanza) nella sua dimensione etica, ed i quattro evangelisti per l’evidente significato cristiano ed evangelico, cui è pervaso il cammino.
La croce richiama anche i quattro punti cardinali.
Inoltre, la croce greca del logo rispecchia la planimetria della chiesa settecentesca dell’abbazia del Goleto, ricostruita dall’architetto Antonio Domenico Vaccaro dopo il disastroso terremoto del 1732 e che vede in questi giorni la ricostruzione dei 4 archi portanti crollati a seguito del terremoto del 1980.
All’interno del logo si possono chiaramente notare le lettere C, D e G ad indicare l’espressione Cammino Di Guglielmo.
(Mario Marciano)
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RIFLESSIONI DI UN CAMMINATORE
In cosa consiste il cammino? Quanto dura? Da dove inizia? Perché si fa ?
Sono le domande che si pone chi vuole fare il cammino, ma che chiunque può fare. Molto spesso suscita sorpresa sapere che esistono ancora persone che, nel terzo millennio, compiono un atto che ha sapore antico, lo si ritiene superato o da attribuire solo a persone pervase da un senso mistico/religioso.
Ma è possibile trovare risposte che vadano bene per tutti, ma ognuno può trovare una personale risposta Specialmente alla fine dopo averlo compiuto. Diciamo che il cammino in senso stretto è un veicolo che ci porta a ripercorrere le tappe di un giovane di nome Guglielmo, poi divenuto santo qui in Irpinia, andando dall’abbazia di Montevergine fino al porto di Barletta, in Puglia, dove desiderava imbarcarsi per la Terra Santa. L’Europa è stata percorsa in lungo e in largo da viandanti che per devozione o per penitenza desideravano raggiungere la terra santa. Dai loro incontri, dai loro racconti, dalla loro voglia di comunicare, nonostante le origini diverse, sono nate una cultura e una identità della quale noi, nuovi europei, siamo eredi. Ma cosa avviene nell’uomo, quando si lancia in questa avventura del cammino ed entra nel tempo interiore del pellegrino?
Quando e perché decide di partire? Che cosa cerca? Dove va?
Il pellegrino imbocca volutamente una strada, ha una meta. Il pellegrino non è errante, è misteriosamente attratto da qualcosa. Ma quando si diventa pellegrini? Dal primo passo ? O molto tempo dopo? Oppure al contrario, molto tempo prima ? Essere pellegrini è mettersi in strada e partire, mettersi in cammino verso un altrove. Essere pellegrini equivale a segnare una pausa nel ritmo folle dei giorni, in quello della noia o della solitudine, in quello delle preoccupazioni e dei deserti interiori, in attesa di una risposta interiore e nella convinzione che essa può giungere o per lo meno conservandone la speranza. Essere pellegrini allora è lasciare il proprio luogo e rompere con il quotidiano. E’ esporsi alla novità, alla sorpresa alla differenza, all’incontro. Essere pellegrini è rompere con le preoccupazioni e con le angosce che a volte pesano. E’ fare una sosta, concedersi una tregua nei ritmi implacabili. Il Pellegrinaggio, e quindi il cammino, è sempre uno sconvolgimento, un’occasione per uscire dall’assetto costituito. Rappresenta l’opportunità di un incontro dal quale ci si attende quella che si può chiamare “Guarigione “ o in altro termine “ Conversione”. Mettersi in cammino significa rendersi vulnerabili o “permeabili“ a Dio. E’ manifestare , con la partenza stessa che si è alla ricerca di Lui. Mettersi in cammino è un atto umanissimo, nel compierlo ognuno si unisce a migliaia di altri uomini che scendono in strada e si mettono in cammino. E quando partiamo e ci mettiamo in strada entriamo in solidarietà anche con tutti i popoli di profughi e di disperati che lasciano il luogo che rappresenta per loro una sicurezza a volte minima per un altrove che non si sa quale sia.
Chi cammina sa che dovrà da quel momento fare esercizio di “leggerezza”.
(Giampiero Cantarella)
“Spesso si intraprende una marcia per ritrovare un centro di gravità dopo essere stati spodestati da se stessi … Spesso il percorso è un passaggio attraverso la sofferenza che porta lentamente a riconciliarsi con il mondo” David Le Breton
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